domenica 21 marzo 2010


Sono aria fresca che ti sfiora il collo una vecchia foto attaccata al muro un bracciale con quattro nodi che non si leverà mai sono una sedia in una casa abbandonata un lampione che cerca di arrivare alla luna sono polvere e cenere di piombo sono il cesso sporco di un bar dei sobborghi adrenalina ed ossigeno sono un rossetto rosso acceso uno smalto rovinato un vestito anni ’50 un ascoltatrice e la peggior nemica sono un campo di grano giri di parole per arrivare al punto sono cornetto e caffè con contorno di baci a colazione sono un mucchio d’ossa lacrime per le troppe risate sono zucchero filato e nuvole sono un ponte e il senzatetto che vi dorme sotto sono il riflesso in una pozzanghera un sole con i petali una girandola sono forse quello che consumo giornalmente dal mio destino sono la risata degli occhi finestra e cielo. Semplicemente “un clown beone con ginocchia forti”. Ciao, sono Alessia. Non amo particolarmente il mio nome, non ha nulla di aristocratico o comunque non è uno di quei nomi che restano in mente alle persone magari leggendo l’autore di un libro o il regista di un film o il fotografo di una galleria. Ma ho questo e per ora mi sta bene. Ho 15 anni. Si, 15. Non chiedetemelo in privato visto che l’ho appena scritto qui. Altrimenti dimostrate solo di non aver letto questa robaccia e di conseguenza non avete davvero voglia di conoscermi. Un tempo mi esprimevo molto davanti uno schermo ora non ne ho più voglia. Le persone le voglio vedere toccare annusare abbracciare. Perciò se volete instaurare un rapporto veritiero con me, conoscetemi capitemi e incontratemi. E’ domenica sera e la luna è piena. Ho aperto la finestra per farla entrare ma lei sembra che non ne abbia voglia. Si nasconde lì dietro un palazzo imbarazzata. Sa che il mondo intero la sta guardando. Diventa quasi rossa ma si sta abituando a tutto questo. Oggi non mi va di rullare il drum perciò va benissimo la solita Marlboro rossa e come da qualche tempo a questa parte i pensieri si disperdono insieme ai leggiadri rivoletti di fumo. Amo regalare sorrisi. Forse perché è tanto bello quanto difficile per me. E riceverli sì, è meraviglioso. Saper di far sorridere qualcuno è uno dei miei più ambiti traguardi che raggiungo ogni qual volta compro la semplicità. Ero una perfezionista. Col tempo ho imparato a prendere quello che c’è. Non mi accontento, semplicemente cerco di trasformare in buono ogni minimo dettaglio. Mi innamoro ogni giorno di una cosa nuova ma di rado riesco veramente ad amare. Ho lasciato pezzi di me lungo la via che mi ha condotto a dove sono ora e sono fiera di questo, anche se a volte mi sento relativamente svuotata. Da piccola mangiavo sempre coni senza gelato dentro e amavo guardare le pubblicità in TV. Mia madre me le registrava ed io le guardavo in continuazione. Riuscivo a toccarmi il naso con la lingua ( o la lingua con il naso? ) ad ogni modo, ora non ci riesco più. Piango durante i film drammatici e romantici, mi mangio le pellicine delle mani, sto al buio in un angolo di camera mia a fissare il vuoto, mi addormento guardando la TV, impiego ore solo per sistemare il mio armadio in disordine, mi mordo drasticamente le labbra, spingo le porte nell'intento di aprirle anche se so che sono chiuse, mi asciugo i capelli al sole sul balcone, mi metto davanti il ventilatore e fingo di volare. Sono sicura che andrò presto al manicomio, anche se non so se da psichiatra o da paziente. Voglio guardare negli occhi un pazzo e capire in un secondo tutto il suo mondo. Ti piace il giallo? E il cielo? Chiudi gli occhi e pensa intensamente ad una cosa, te la vedrai apparire davanti… quante cose sto vedendo adesso io.

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